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  • matteoiannitti

“Sulla carta” abbiamo vinto!

Approvato il nuovo regolamento per la gestione dei beni confiscati alla mafia a Catania.


Con 30 voti su 30 presenti il Consiglio Comunale di Catania ha approvato all’unanimità il nuovo regolamento per la gestione dei beni confiscati alla mafia. Un dibattito un po’ surreale ha accompagnato la votazione del testo, fatto di convenevoli, complimenti, ringraziamenti, inchini e cortesie. Solo un paio di volte, per pochi secondi, si è entrati nel merito della questione.


Il lavoro di redazione e discussione del testo era stato fatto prima e veniva da lontano. Un po’ di storia. Duemilaventuno, l’assessore comunale Michele Cristaldi (Forza Italia), ricevuta la delega ai beni confiscati, si appassiona al tema. Marzo 2022, vengono convocate le associazioni e viene presentato un testo. Si tratta del lavoro conclusivo degli studenti che hanno partecipato a un master universitario sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. Si discute. Come Siciliani giovani e Arci ci mettiamo a lavoro. Per ogni articolo presentiamo degli emendamenti, descrivendo la motivazione di quelle aggiunte e quelle cancellazioni. Proponiamo nuovi articoli, nuovi temi, nuove possibilità di gestione.


Molte proposte vengono recepite, altre no. Il testo del regolamento passa in Giunta, che in extremis prima della decadenza lo approva. L’amministrazione cade, si va ad elezioni.


Nuova Giunta, nuova assessora ai beni confiscati, Viviana Lombardo: l’approvazione del regolamento è il primo impegno assunto. Nel frattempo il Consiglio Comunale elegge, non senza polemiche, Gianina Ciancio, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Presidente della Commissione Regolamenti. In commissione si torna a lavorare sul testo. Le proposte di Siciliani giovani e Arci si intrecciano con le proposte di altre associazioni. Alla fine ogni proposta presentata viene accettata, fatta propria dalla Commissione e poi dalla Giunta. Anche le proposte che nella deliberazione della vecchia Giunta erano sparite.


Si arriva in Consiglio Comunale carichi di tensione. Il tema non è lo scontro tra partiti ma salvare quel testo così avanzato, così all’avanguardia ma anche tanto vulnerabile. Basterebbe un emendamento che sbarra la strada alle assegnazioni, che apre ai privati, che mortifica le associazioni più povere a compromettere il senso del lavoro fatto. Fila tutto liscio. Le consigliere e i consiglieri intervengono per ringraziare amministrazione, commissioni e associazioni, non ponendo alcun dubbio sul testo. Gli emendamenti presentati perfezionano ancora di più il testo, sono fatti propri dalla Giunta. Si procede al voto. Sono quasi le nove di sera. Presenti 30, votanti 30, il Consiglio approva. Senza dubbio possiamo affermare che è il regolamento più avanzato d’Italia.


Le novità del nuovo regolamento.


All’articolo 1 è previsto che i beni confiscati alla mafia possono essere utilizzati per rispondere all’emergenza abitativa e al disagio abitativo. È anche previsto che i beni possono essere messi in affitto a privati solo ed esclusivamente se non sono utilizzati per fini istituzionali e per scopi sociali a seguito di due procedure pubbliche aperte che vanno deserte.


All’articolo 2 è previsto qualsiasi tipo di utilizzo sociale dei beni confiscati: dal co-housing alla valorizzazione del patrimonio culturale, dalle attività turistiche alla tutela degli animali, dall’accoglienza ai migranti al supporto alla comunità LGBTQIA+. Questo ultimo punto approvato all’unanimità su proposta di PD e Movimento 5 stelle. È previsto anche l’uso per agricoltura sociale e sviluppo di energie rinnovabili.


L’articolo 3 bis dispone la realizzazione di una mappa dei beni confiscati e la diffusione delle informazioni sui beni in formato elettronico aperto.


L’articolo 4, in maniera totalmente innovativa, è volto alla valorizzazione dei “beni mobili” confiscati alla mafia. Si regolamenta una procedura per acquisire al patrimonio dell’ente tutti i beni mobili (automezzi, strumenti da lavoro, mobilio etc.) in modo da essere utilizzati dal comune o da associazioni. Si dispone anche la creazione di una banca dati dei beni mobili confiscati.L’articolo 4 bis istituisce lo sportello comunale per i beni confiscati, che sarà ospitato presso un bene confiscato in via Etnea. L’articolo 4 bis istituisce l’osservatorio permanente sui beni confiscati che consentirà di realizzare un processo partecipativo, aperto a cittadini e istituzioni, nella gestione e nella cura dei beni confiscati alla mafia.


L’articolo 9 bis apre alla possibilità che i beni confiscati possano essere utilizzati anche da società partecipate del Comune, enti strumentali e aziende speciali.


L’articolo 10 apre norma l’utilizzo dei beni confiscati per fini abitativi. I beni confiscati potranno essere utilizzati per assistenza temporanea, per cohousing sociale, per creare dormitori o alloggi per senza fissa dimone, per la realizzare di case rifugio e centri di accoglienza. Inoltre i beni destinati a scopo abitativo potranno essere messi a disposizione delle direzioni che curano l’edilizia residenziale pubblica e eventuali lavori svolti dagli assegnatari per migliorare le condizioni del bene potranno essere conguagliati dal canone dovuto.


L’articolo 11 apre alla possibilità che tutte le organizzazioni no profit possano richiedere l’assegnazione di un bene confiscato, anche i sindacati, finora esclusi. Inoltre anche i gruppi informali di almeno cinque persone potranno richiedere un immobile confiscato, con l’impegno di formalizzarsi in associazione successivamente.


L’articolo 15 restringe la possibilità di concedere gli immobili confiscati in affitto a privati. Infatti solo a seguito di due gare andate deserte l’immobile potrà essere destinato alla locazione. I fondi acquisiti tramite i canoni d’affitto saranno reinvestiti in un “fondo speciale per il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia”.


L’articolo 22 consente all’amministrazione comunale di valutare la lunghezza della concessione per finalità sociale, comunque non oltre i trent’anni. Questo al fine di consentire l’eventuale realizzazione di progetti che hanno durata più lunga.

L’articolo 28 apre alla possibilità di intitolare i beni confiscati a personalità che si sono distinte nella lotta alla mafia.


L’articolo 30 stabilisce che i beni che non sono stati utilizzati per alcun fine vengano inseriti per un anno in una lista denominata “beni confiscati disponibili”, pubblicata sul sito internet del comune. In ogni momento le associazioni potranno chiedere in concessione uno dei beni contenuto in questa lista, prima che essi vengano restituiti all’Agenzia nazionale in quanto non utilizzati.***Si tratta di disposizioni innovative che rendono il regolamento di Catania il più avanzato d’Italia per il riuso sociale dei beni confiscati alla mafia. Adesso la sfida è che non rimanga solo su carta. I mafiosi per ora occupano i palazzi a loro confiscati, nonostante il nuovo regolamento. Quando al primo piano ci sarà una famiglia bisognosa, al piano terra il doposcuola di quartiere e al secondo piano una casa rifugio, potremo dire di avere davvero vinto. Per ora però per questo successo festeggiamo lo stesso. Abbiamo trasformato le nostre battaglie in legge e non è poco.

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